Educare all’incontro

Educare all’incontro

Nei primi anni del mio percorso formativo ho letto un saggio intitolato “Educare all’incontro” di Giuseppe Milan (ricercatore dell’Università di Padova), il quale interpreta l’opera di Martin Buber (1878-1965, conosciuto per la sua “filosofia del dialogo”) secondo un’ottica pedagogica, mettendo in luce l’originalità e l’attualità della proposta educativa di Buber; l’educazione infatti è stata spesso al fulcro del suo interesse, sia teoricamente che concretamente.
Egli sosteneva che la vera educazione contribuisce alla realizzazione dell’educatore e dell’educando in una dimensione di reciprocità. L’uomo può essere compreso e realizzarsi come “essere in relazione” nell’incontro e nel dialogo. Secondo Buber il vero educatore trasmette il sapere attraverso “l’incontro autentico” (Io-Tu) con l’educando, all’insegna dell’accettazione, della conferma, della fiducia.
Questa visione filantropica dell’educazione è per me un continuo stimolo alla ricerca di una relazione empatica con i bambini e le persone con cui collaboro e condivido il mio lavoro. Cercare di mettersi nei panni dell’altro, cogliere il suo punto di vista, il suo vissuto è spesso un aiuto per superare quelle piccole o grandi barriere fatte di pregiudizio, superficialità, supponenza, paura dell’altro,… che impediscono l’incontro. Avvicinarsi all’altro cercando di entrare in sintonia, facilita il processo educativo in quanto crea una predisposizione reciproca all’ascolto. Il pensiero pedagogico di Martin Buber rimane un riferimento fondamentale e fonte di ispirazione nel mio agire educativo. Credo fermamente che “educare all’incontro” sia la condizione fondamentale per crescere insieme in una relazione educativa significativa ed efficace.